giovedì 23 aprile 2009

Condanno Pirate Bay: soddisfatti i discografici


Non c’era ombra di dubbio che la sentenza ha soddisfatto le case discografiche. A parlare per primo della condanna in Svezia dei tre fondatori e dell’investitore, è Enzo Mazza, che rappresenta il presidente della Fimi, cioè la Federazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende discografiche italiane, affermando: “La sentenza svedese sul caso Pirate Bay è giusta e proporzionata e segna un punto fondamentale di contrasto alla pirateria, non solo verso gli utenti ma anche verso chi mette a disposizione le strutture. Il tribunale di Stoccolma - aggiunge Mazza - sembra aver accolto in pieno le prove, tra le quali anche i dati sui danni provocati da Pirate Bay a produttori e artisti italiani, dando un efficace segnale che l'illegalità non è tollerata. Il sito svedese, vero portale abusivo che consente di accedere a milioni di brani musicali pirata - conclude - è da tempo sotto inchiesta anche in Italia a seguito delle denunce dell'industria musicale italiana”.

Anche John Kennedy, amministratore delegato della Federazione internazionale dell'industria fonografica si è espresso affermando: “Il processo a Pirate Bay riguardava la difesa dei diritti degli autori, la conferma dell'illegalità del servizio e la creazione di condizioni corrette per i servizi di musica legali che rispettano i diritti”.

Dura sconfitta per i creatori de “I pirati della Baia”

Un anno di reclusione e 2,7 milioni di euro recita la condanna della corte di Stoccolma per Peter Sunde, Fredrik Neij, Gottfrid Svartholm e Carl Lundström, che rappresentano i gestori del sito web incriminato, Pirate Bay. L’accusa è di aver creato volutamente il caso di “pirateria”, dimostrando già con il loro nome di mostrare che sul web non esistono regole a tal proposito.

Il loro sito si fonda sulla regola di violare i diritti di autore, l’idea basilare è quella del file sharing. Ricordiamo per dovere di cronaca il primo sito che si dedicò al file sharing, Napster, che alla fine fu chiuso, in seguito abbiamo anche avuto Kazaa e abbiamo ancora, molto utilizzato eMule, questi ultimi due sistemi funzionano in maniera leggermente diversa perché mettono a disposizione solo uno dove gli utenti accedono e possono condividere i propri file, infatti i file risiedono sul computer dell’utente e non sul server, ma il fine è sempre lo stesso, violazione di copyright mediante lo scambio peer-to-peer.

Secondo la difesa dei quattro indagati l'80% del materiale scaricato dagli utenti sarebbe legale ma questo aspetto non è stato ritenuto provato o comunque sufficiente a evitare la condanna. La Corte ha infatti affermato che il sito The Pirate Bay è progettato allo scopo di consentire l'interscambio di file pirata. I condannati si difendono e dichiarano di volere ricorrere in appello, ritenendo la decisione una decisione politica.

Il dilemma giuridico è stabilire se il mezzo utilizzato sia di per sé neutro o sia finalizzato alla realizzazione dell'illecito. Chi vende un coltello da cucina, se pure tagliente, non può essere condannato se qualcuno lo usa per uccidere il vicino, si potrebbe dire, ma qui la situazione sembra un pò diversa.

Il mezzo, in altre parole il sito, non è stato considerato neutro, utilizzabile per fini leciti o illeciti, ma è stato visto come un sistema strutturato appositamente e prevalentemente, se non esclusivamente, alla commissione di un illecito, in altre parole allo scambio di file che violano il diritto d'autore.

Scopriamo Pirate Bay

Pirate Bay è un sito Web svedese appartenente a tre fondatori più un finanziatore che contiene al suo, interno un motore che permette di cercare e di scaricare file con estensione .torrent, in seguito grazie a software gratuiti come MicroTorrent è possibile carica il file vero e proprio, ricordiamo inoltre, che un file con estensione .torrent non contiene altro che una serie d’indirizzi, dove il file vero si trova fisicamente.

Per farvi un’idea di come sono questi file a scopo scolastico e solo illustrativo potete semplicemente andare su un motore di ricerca è inserire ad esempio la stringa: “foto amatoriali” e subito dopo inserire .torrent, in questo modo il motore di ricerca elencherà una serie di file che possiamo scaricare senza violare il copyright.

Tornando a Pirate Bay, possiamo dire che questo motore di ricerca è stato fondato nel 2003 da Fredrik Neij, Gottfrid Svartholm e Peter Sunde. Il problema grave per questo sito è il fatto di condividere contenuti coperti da diritti d’autore.

Il sito contiene ben 3,5 milioni d’iscritti e inoltre, per scaricare file non vi è la necessità di essere registrati, quindi le persone che bazzicano su questo sito sono molte di più.

Gli stessi ideatori hanno dichiarato che lo scorso novembre hanno superato la soglia dei 25 milioni di utilizzatori. Infine, diciamo che dal Los Angeles Time, Pirate Bay è definito come: “uno dei più grandi facilitatori al mondo di download illegali”.

lunedì 20 aprile 2009

Google AdSense: le parole ad alto Rischio


Facciamo un esempio sulle parole più pericolose quando si effettua una ricerca tramite Google. Proviamo a cercare la parola “eMule”, vi sono milioni di pagine che trattano quest’argomento, tra i risultati con gli indirizzi dei siti che in qualche modo parlano del client di file sharing, appaiono alcuni link sponsorizzati da Google AdSense.

La cosa non deve meravigliare: il P2P è un argomento caldo sul Web ed è normale che il marchio eMule venga utilizzato pure per attirare l’attenzione degli internauti, la cosa avviene anche con altre parole chiave molto utilizzate sui motori di ricerca.

Il problema è che questa visibilità viene sfruttata anche dai pirati informatici per attirare in trappola gli utenti più sprovveduti, cercando il collegamento da cui scaricare un software, viene quasi spontaneo cliccare su un banner in cui il nome del programma è affiancato da un allettante “Scarica subito”.

Ma basterebbe controllare nella barra di stato del browser il vero URL che sta dietro l’annuncio per capire che cliccandoci sopra potremmo ritrovarci su un sito poco attendibile. Ecco di seguito la top 10 sulle parole chiavi più ricercate a cui potrebbero essere associati banner “pericolosi”:

1. Antivirus;
2. Virus;
3. Download;
4. eMule;
5. File Sharing;
6. Freeware;
7. Soldi;
8. Windows Live Messenger;
9. Finanziamenti;
10. Prestiti.

Google AdSense: Pubblicità e software nocivo


Parlando di Google AdSense, durante queste settimane alcuni malintenzionati, pagando regolarmente Google, hanno inserito software maligno per infettare le macchine degli ignari utenti che cliccavano sulla pubblicità. In questo modo i primi a pagare le conseguenze di una simile situazione sono gli internauti, che si trovano il computer infettato da virus senza accorgersene, ma anche i webmaster che gestiscono i siti Internet.

A volte, i banner pubblicitari sono così ben integrati nelle pagine Web che il navigatore meno smaliziato non è in grado di comprendere che lo spazio pubblicitario è in realtà qualcosa di esterno al sito. Nel caso in cui i collegamenti sponsorizzati rimandino a siti malevoli, la colpa ricadrebbe tutta sul webmaster, di certo non su Google AdSense.

Per proteggerci, come prima cosa, dobbiamo imparare a tenere gli occhi aperti e di non fidarci di nessuno. Per farlo verifichiamo anzitutto i collegamenti cui punta il banner: per far questo è sufficiente spostarci sopra il cursore del mouse e prendere nota dell’indirizzo che appare sulla barra di stato, quando il collegamento è nascosto, Google ci aiuta con il Preview Tool, uno strumento che permette di riconoscere tutti i dettagli del banner.

Trovato un collegamento dubbio occorre filtrarlo in modo che non venga pubblicato. Per bloccare un collegamento, andare sul pannello di controllo di Google AdSense, nella sezione Impostazioni, vi è l’opzione Filtro degli annunci, che propone una procedura per segnalare un abuso o un collegamento sospetto.

Fidarsi di Google AdSense

Visto così, Google AdSense sembra quindi essere lo strumento perfetto per gestire la pubblicità su Internet. Tutti sono contenti: gli investitori, che con piccole spese riescono generare campagne pubblicitarie che in poco tempo raggiungono un numero elevatissimo d potenziali clienti; i clienti, che vengono a conoscenza di offerte promozionali semplicemente visitando i propri siti preferiti; e i gestori dei siti stessi che, per il solo fatto di pubblicare un annuncio pubblicitario, guadagnano qualcosa.

Ma in questo programma quasi idilliaco che ruolo gioca Google? Trattandosi, alla fine, di un semplice intermediario, siamo sicuri che effettui tutti i necessari controlli per garantire sempre la massima affidabilità e le varia coerenza dei vari annunci pubblicitari? Sembrerebbe di sì! Google, infatti, controlla continuamente in una maniera approfondita i contenuti dei siti che aderiscono alla campagna di Google AdSense e che sono, diventai, a tutti gli effetti, i cartelloni pubblicitari dell’era moderna.

Anche le regole che bisogna rispettare per ottenere l’accredito degli introiti pubblicitari sono tante e molto restrittive. E non sono pochi i casi di siti “Bannati” solo perché, nel tempo, i contenuti trattati sono cambiati rispetto a quanto è stata sottoscritta l’adesione al servizio Google AdSense.

Per quanto riguarda, quindi i controlli effettuati sui siti che ospitano i banner pubblicitari, possiamo stare tranquilli: sono tanti e molto attenti. Ma cosa succede, invece, nel rapporto che Google AdSense intrattiene con gli investitori? Le cose qui sono un po’ differenti: i controlli non sembrano essere così attenti e chiunque può utilizzare il servizio per pubblicizzare qualunque cosa.

L’importante è PAGARE! Per questo non è tanto bello, come è successo un po’ di tempo fa che alcuni malintenzionati pagando Google introducevano nei siti pubblicità con lo scopo di veicolare virus e malware.

Google AdSense: la pubblicità e l’automazione

Il funzionamento di Google AdSense è molto semplice. In pratica, il gestore del sito che intende aderire alla campagna pubblicitaria deve innanzitutto registrarsi al servizio e poi inserire nelle pagine web alcune semplici righe di codice scritto in Javascript. Tale codice permette di identificare ogni specifico annuncio e definirne anche la formattazione: dimensione, colore, sfondo, bordi, carattere e molto altro serve per integrare la pubblicità nel contesto della pagina.

A questo punto, un sistema completamente automatizzato sviluppato dalla stessa Google inizia ad analizzare i contenuti del sito che ospita la campagna pubblicitaria e seleziona gli annunci che possono essere testuali o illustrati pertinenti all’argomento trattato, con una percentuale di errore praticamente ridotta a zero.

Il sistema, poi, tiene conto anche del Paese in cui il sito Web viene pubblicizzato e di altri eventuali banner pubblicitari già presenti, il tutto per mostrare annunci che soddisfino appieno il navigatore, invogliandolo, così cliccarci sopra! Tutto questo, ovviamente, nell'ottica di confezionare campagne pubblicitarie mirate: all’utente appassionato d’informatica, ad esempio, non interesserebbe per niente leggere annunci promozionali di giardinaggio.

Così come a nessun investitore farebbe piacere vedere i propri prodotti pubblicizzati su siti che trattano di tutt’altro argomento, perdendo così di credibilità nei confronti degli utenti. V’immaginate, infine, se in un sito educational dedicato a bambini, Google vi mostri pubblicità a luci rosse con immagini vietate ai minori? Sarebbe molto provato il creatore del sito Web.

Google AdSense: i Virus e la pubblicità

Internet ha definitivamente cambiato le nostre abitudini e, con loro, anche il modo di proporci agli altri e cercare informazioni. In Rete ci s’incontra, si cambiano opinioni, si conoscono nuovi amici, ci si aggiorna e ci si tiene informati. Ormai tutte le aziende hanno una loro vetrina virtuale e sempre più persone comuni creano un proprio sito Web o un blog personale in cui “accogliere” gli altri navigatori. Una vera e propria passione che molti provano a rendere remunerativa: in fondo, neanche Internet sfugge alle regole del commercio! E il modo più semplice per cercare di guadagnare qualcosa, è quello di ricorrere alla pubblicità.

Come la vita reale, anche sul Web esistono agenzie specializzate nel “confezionare” campagne pubblicitarie o tecnicamente parlando di Advertising on-line, che in seguito verranno esposte nelle pagine di un sito sottoforma di annunci testuali o banner. Tra queste, quella in questo periodo più famosa e in voga è Google AdSense consultabile attraverso l’URL: www.google.com/adsense. i motivi del suo successo sono spiegati di seguito. Innanzitutto, il servizio permette di essere subito operativo, risparmiandoci al contempo la fatica di cercare personalmente potenziali investitori pubblicitari.

E poi prevede il pagamento degli introiti per l’esposizione dell’annuncio pubblicitario secondo il modello del “Pay for Click”: quanti più utenti cliccano sul banner presente sul sito Web, tanto maggiore sarà il guadagno per il proprietario del sito ospitante.